Ho promesso ai nostri soci e ai nostri lettori di rendere pubblici i principali atti istruttori e processuali della vicenda giudiziaria conclusasi nello scorso luglio, e di altre che mi hanno riguardato in conseguenza del cortese interessamento che la Fondazione de Chirico dimostra per la mia persona fin da quando, nel 1997, mi dimisi dal loro Consiglio Direttivo e dal Comitato per le autentiche lasciandoli liberi di rimodellare la figura artistica e umana di Giorgio de Chirico seguendo un metodo prettamente agiografico e ignorando i risultati della ricerca storica.
Il volume appena uscito della rivista “Metafisica”, organo della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, (anno 2010 n. 9/10 stampato nel dicembre 2011), contiene due violenti attacchi al Presidente e al vice Presidente della nostra Associazione, Paolo Baldacci e Gerd Roos: uno a firma di Paolo Picozza e l’altro anonimo, ma chiaramente scritto dallo stesso autore.
In un contributo scientificamente modesto quanto pieno di livore pubblicato nella rivista “Metafisica”, anno 2010 n. 9/10, stampato nel dicembre 2011 (Betraying de Chirico: la falsificazione della storia di de Chirico negli ultimi quindici anni), Paolo Picozza, prendendo lo spunto dall’uscita del saggio di Gerd Roos nel catalogo della mostra fiorentina di Palazzo Strozzi del 2010, e del nostro volume di Atti del Convegno di Studi sulle origini e gli sviluppi dell’arte metafisica (Milano, ottobre 2010), torna sulla ormai annosa, e direi stantia, questione della data della famosa lettera di de Chirico a Gartz del 26 gennaio 1910.
L’Archivio dell’Arte Metafisica considera in modo molto positivo lo svilupparsi di dibattiti anche vivaci sui diversi problemi di volta in volta suscitati dalle nostre prese di posizione o interpretazioni in merito alla storia della metafisica stessa o dei suoi protagonisti.
Alla fine di agosto abbiamo ricevuto dalla dottoressa Heidrun Wurm di Amburgo la seguente lettera
Nell’ultima delle due pagine annuali di informazioni che l’Archivio pubblica sul GdA (“Il Giornale dell’arte”, n. 336, novembre 2013, p. 19) affermavo che un attendibile servizio di certificazione può essere fornito solo nell’ambito del complesso lavoro che presiede – o almeno dovrebbe presiedere – alla redazione del Catalogo Ragionato di un artista.
Renato Peretti, in arte “Reni”, fu, tra il 1954 e il 1976, il più abile falsario di Giorgio de Chirico, e non solo. Egli stesso stimava di aver prodotto più di mille dipinti falsi, di varie firme, ma soprattutto di de Chirico, perché era il più costoso, il più vendibile e quello che ammirava di più.
Non possiamo che rallegrarci del fatto che la Fondazione de Chirico, negli ultimi tempi, abbia riconosciuto l’autenticità di opere che fino a ieri si ostinava a dichiarare false. Per due motivi: il primo è che da circa vent’anni noi dicevamo che erano autentiche, e come tali le avevamo pubblicate; il secondo è che il riconoscimento dell’autenticità di questi quadri, tutti di alta epoca, rende sempre più insostenibile, togliendole un puntello ogni giorno, la teoria della precoce falsificazione di de Chirico, addirittura risalente al 1926, finora sostenuta dalla Fondazione e contro la quale ci battiamo da tempo.
Sono state depositate a fine luglio le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano nel processo in cui ero imputato per ricettazione e vendita di quattro dipinti a firma de Chirico. I fatti risalgono, per quanto riguarda una prima opera, agli anni 1995-96, e per quanto riguarda le altre tre, agli anni 2000-2001.
Nell’aprile del 1947 Giorgio de Chirico fece sequestrare come falso un dipinto “Piazza d’Italia” datato 1913, appena venduto dalla Galleria del Milione, e appartenente in precedenza alle collezioni Della Ragione, Valdameri e De Angeli Frua. L’episodio, e il processo che ne seguì tra il 1947 e il 1956 (sentenza definitiva della Cassazione) ebbero una risonanza clamorosa in tutto il mondo per la notorietà delle persone coinvolte. L’autore stesso dedica a questa vicenda, nelle Memorie del 1962, uno spazio pari alla metà di quello riservato all’intero periodo 1911-1915 che fu artisticamente il più importante della sua vita.
In seguito alla pubblicazione in questa rubrica del “Commento” di Paolo Baldacci alla risposta del Professor Picozza alla sua “Lettera aperta”, la Fondazione de Chirico ha provveduto a inserire, nelle copie dell’edizione in lingua inglese del numero 9/10 della rivista “Metafisica”, il seguente trafiletto in calce all’articolo di Paolo Picozza, Betraying de Chirico.
Il 30 marzo scorso, il professor Paolo Picozza, presidente della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, ha riposto alla “lettera aperta” del nostro presidente Paolo Baldacci con una missiva di otto pagine che qui riproduciamo.
Wieland Schmied ci ha lasciati dopo una breve malattia il 22 aprile scorso all’età di ottantacinque anni. Era nato a Francoforte nel febbraio del 1929, ma la famiglia si era ben presto trasferita in Austria inaugurando il suo destino di pendolare dello spirito tra le due nazioni e le due culture di lingua tedesca.
Una considerazione personale di Gerd Roos
1. Si resta sempre sorpresi ogni volta che ci si accorge a quali mezzi alcune persone ricorrono quando vengono loro a mancare gli argomenti per sostenere una discussione. Tra l’altro si assiste alla ripresa del metodo che noi chiamiamo del “Barone di Münchhausen”, cioè della più o meno fantasiosa invenzione di false verità.
Una considerazione personale di Gerd Roos
Paolo Baldacci. IL CATALOGO DI DE CHIRICO, LA FONDAZIONE E I FALSI PERETTI. RISPOSTA A PAOLO PICOZZA
Un vecchio proverbio francese dice: Il n’y a que la vérité qui blesse.
Infatti Paolo Picozza, presidente della Fondazione de Chirico, si è molto arrabbiato per il nostro intervento sui dipinti di Renato Peretti che figurano nel catalogo generale (Notiziario 2013/10) e per l’articolo di Cristina Ruiz su “The Art Newspaper ” dello scorso febbraio.