1934. 1 Marzo. Esce a Parigi il primo numero di una nuova lussuosa rivista: “Le Voyage en Grèce” – Cahiers Périodiques du Tourisme, promossa dall’Ufficio Ellenico per il Turismo, assieme alle Ferrovie dello Stato e alla Compagnia Nazionale di Navigazione, con la consulenza editoriale ed estetica di Strathis Tériade, un nome mitico dell’editoria d’arte del XX secolo [1]. La rivista, elegantemente impaginata e corredata di splendide foto, allineava per questo suo primo numero scritti di Le Corbusier, de Chirico e Léger, e si chiudeva con un questionario sulle impressioni di un viaggio in Grecia a cui avevano risposto molti dei maggiori nomi dell’arte e della cultura francese dell’epoca. La prosa che vi appare a pagina 5 è firmata “Giorgio di Chirico” (sic) e intitolata Une nuit sur l’Acropole [2]. Anche se il nome del protagonista non compare ancora, si tratta del primo frammento finora conosciuto del nuovo progetto letterario di de Chirico: il romanzo Monsieur Dudron.
1935. Novembre. De Chirico, che risiede a Parigi, scrive il 9 novembre a Jean Paulhan, suo vecchio conoscente e dal 1925 direttore della casa editrice NRF Gallimard, proponendogli un insieme di manoscritti inediti da raccogliere in una specie di romanzo nello stile di Hebdomeros:
“(…). Aussi je voudrais vous parler de certains manuscrits inédits que j’ai. Une espèce de roman, style Hebdomeros mais plus subtil peut-être et plus construit et de nombreuses poésies inédites.
Croyez-vous qu’il y aurait quelque chose à faire avec cela à la N.R.F.? (…).”
1936. Gennaio. Da una lettera del 13 gennaio 1936 apprendiamo che de Chirico aveva dato i manoscritti da leggere a Paulhan e che questi gli aveva comunicato le sue impressioni positive.
“(…). J’ai reçu votre lettre – scrive infatti il pittore – et suis très content que mon manuscrit vous ait plu.
Maintenant pour le reste il y a ce fait: le travail de ramasser toutes les notes, de faire une sélection, de les corriger et de les copier, est assez long et fatiguant.
J’ai fait cela pour une partie de mon livre pour le soumettre à votre jugement et je vois, à ma grande satisfaction, que le jugement est favorable. Comme je vous l’ai dit le reste est la même atmosphère.
Or je désirais savoir si la N.R.F. serait disposée à publier ce livre. Moi, ce que j’aurai préféré, c’est céder mon manuscrit complet pour une somme X que, dans le cas qu’on veuille me publier mon livre, vous me direz quelle serait cette somme. C’est dans ce cas seulement, c’est-à-dire sachant qu’en échange de mon manuscrit complet je toucherai une somme X, que je pourrai pendant quelque temps interrompre mon travail de peintre et me dédier à l’examen et à la copie de mes notes; autrement, comme c’est un travail assez fatiguant et qu’il faut un certain temps pour le faire, je préfère attendre.
J’espère que vous voudrez bien me répondre à ce sujet, et j’espère aussi que vous me ferez le plaisir de venir avec Madame à mon atelier. Je voudrais aussi beaucoup avoir le plaisir de vous offrir à déjeuner; si vous aimez la cuisine italienne je peux vous servir des spaghettis mieux que ceux qu’on mange en Italie. (…). [3]”
È quasi una coincidenza umoristica che de Chirico offra a Paulhan di preparargli un piatto di spaghetti meglio cucinati di quelli che si mangiano in Italia: uno degli episodi del futuro romanzo è infatti l’ironica descrizione di un artista che si picca di essere il miglior cuoco di spaghetti al mondo ma che alla prova dei fatti fallisce miseramente.
Di come sia proseguita questa trattativa non si sa più nulla, ma è evidente che un accordo non fu raggiunto.
È molto probabile che le carte consegnate da de Chirico a Paulhan corrispondessero più o meno al cosiddetto Manoscritto Dusdron pubblicato nel 2002 dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico [vedi dicembre 2002] [4]: una prima stesura abbozzata in francese di quello che sarebbe dovuto diventare un romanzo, nella quale si trovano sia la linea generale delle sequenze dei vari episodi sia tanti singoli motivi che negli anni successivi furono rielaborati in francese e anche tradotti in italiano.
Come nel caso di Hebdomeros, il titolo (Monsieur Dusdron) coincide col nome del protagonista e significa, leggendo la parola all’incontrario, “Monsieur Nordsud”, poi trasformato in Monsieur Dudron o Il Signor Dudron, cioè “Monsieur du Nord”. Secondo la nota al testo in “Metafisica”, Anno I, n. 1/2, p. 236, ciò indicherebbe una scelta, o meglio quella appartenenza etica e culturale da cui de Chirico si sentiva attratto. L’autore stesso avrebbe lasciato una traccia per lo scioglimento del titolo inserendo nel fascicolo un ritaglio di giornale che riportava la traduzione italiana della poesia Nord und Süd di Ingeborg Bachmann (1962), evidentemente colpito dalla coincidenza. Quanto alla preferenza per il Nord, essa è già enunciata in Hebdomeros (p. 93, ed. 1929; pp. 107-108, ed. italiana 1971).
1936. Ottobre. Alla presenza dell’artista, si apre con grande successo il 27 ottobre nella Julien Levy Gallery di New York la mostra Recent paintings by Giorgio de Chirico[5]. Nella sua autobiografia del 1977, Levy racconta: “Some time after this I told Giorgio how highly I prized his only published novel, Hebdomeros. My sincerity must have been apparent, for he was pleased and became even more docile and friendly. He offered to show me the manuscript of his new book, Monsieur Dudron, suggesting that perhaps I might arrange for its publication. A few days later de Chirico handed me the carefully folded manuscript with shaking fingers and indicated that I was the first to read it [6]”.
Il testo consegnato da de Chirico a Levy era di venti pagine manoscritte e aveva come titolo: Monsieur Dudron. Per questo motivo lo chiameremo Manoscritto Dudron-Levy. Dal punto di vista del contenuto, si tratta di una trascrizione con lievissime modifiche e poche parole aggiunte del precedente Manoscritto Dusdron [7]. Le correzioni e cancellature presenti in Dusdron non vi figurano, il nome del protagonista è cambiato e, nel copiare il precedente manoscritto, l’autore vi ha apportato qualche piccolo cambiamento.
Il manoscritto di de Chirico fu conservato per tutta la vita da Levy, che nella sua autobiografia ne trascrisse alcuni passi da lui tradotti in inglese [8]. Dal momento che Levy non sembra al corrente del fatto che il protagonista si chiamasse in un primo momento “Dusdron” si deve concludere con certezza che il cambio di nome avvenne prima del viaggio di de Chirico in America e che tutti i pezzi in cui figura il nome “Dusdron” sono stati scritti prima.
1937. Ottobre. Sempre al soggiorno newyorchese risale un altro manoscritto, redatto in italiano su carta intestata dell’hotel “Barbizon Plaza”, dove de Chirico, come risulta da un esame della sua corrispondenza dell’epoca, occupò due stanze insieme con la moglie tra la fine di settembre e la metà di ottobre 1937. Il manoscritto, che chiameremo Manoscritto Barbizon, si trova presso la Fondazione de Chirico a Roma ed è ancora inedito, ma sappiamo che contiene l’episodio dei due Annibali, il condottiero e il garzone del parrucchiere [9].
1937. Maggio. L’8 maggio, il giovane editore francese Henri Parisot scrive da Parigi ad Alberto Savinio che vive a Roma chiedendo un breve scritto per una collana di piccoli quaderni che sta progettando: “(…). Je compte publier par ailleurs des textes de: Péret, Arp, Chirico, Bellmer, Kafka, Michaux, Max Ernst, ainsi que des “Histoires d’enfants”. (…) [10]”.
È la prima notizia che segnala un rapporto tra Parisot e de Chirico, che dalla metà di maggio di quell’anno si è stabilito di nuovo a Parigi.
1938. Giugno. Savinio accetta l’offerta offrendo di ristampare i suoi Chants de la Mi-Mort. Inizia così una lunga corrispondenza tra i due. Il 15 giugno Parisot scrive: “(…). J‘ai immédiatement remis à l’Imprimeur le texte des «Chants de la Mi-Mort», que je suis très heureux et très fier de pouvoir publier. Le Cahier paraîtra, je pense, vers la fin de la semaine prochaine, en même temps que «Deux fragments inédits» de G. de Chirico et «La maison de la Peur» de L. Carrington (préface de Max Ernst). (…) [11].”
Tra metà giugno e metà luglio del 1938 sono infatti stampati a Parigi i Deux Fragments Inédits [12] intitolati Ce soir-là, Monsieur Dudron… [13] e C’était quelque chose comme… . Alla fine del libretto si legge: “Publié par H. Parisot, 140, avenue d’Orléans, à Paris, ce cahier, le cinquième de la Collection “Un Divertissement”, a été tiré à 120 exemplaires, dont 20 sur Hollande et 100 sur papier Le Roy Louis teinte Bretagne, sur les presses de l’Imprimerie des 2 Artisans, 20, rue Montbrun, à Paris (XIVe). Les précédents cahiers de la Collection ont été consacrés à Gisèle Prassinos, Benjamin Péret, Alberto Savinio et Leonora Carrington.”
1938. Luglio. Il 16 luglio, appena rientrato da Parigi a Milano, de Chirico ringrazia Parisot dicendo d’aver ricevuto una copia della brochure [14]. In un’altra lettera, non datata ma scritta tra il 10 e il 21 luglio, Parisot informa Savinio che il fratello aveva intenzione di far pubblicare Monsieur Dudron a Parigi da Gualtieri di San Lazzaro, editore di “XXesiècle”: “(…). P.S. Je crois que votre frère compte faire publier son livre «Monsieur Dudron» aux éditions de la revue XXe Siècle et des Chroniques du Jour. (…)“[15]. Non abbiamo altre informazioni su questo progetto con le due riviste parigine.
1938. Novembre. De Chirico rimane in contatto con Parisot, soprattutto dopo il suo ritorno da Milano a Parigi verso la fine di ottobre del 1938. L’editore scrive infatti a Savinio il 12 dicembre, a proposito del nuovo progetto di un’altra serie dei suoi quaderni: “(…). J’aimerais beaucoup que votre nom figurât en tête de cette nouvelle série, a côté de ceux de Levis Carroll et de Henri Michaux. Me pardonnerez-vous de vous importuner une fois de plus à ce sujet? J’ai déjà les textes de Michaux e de Lewis Carroll. Les cahiers suivants seraient consacrés à: Chirico, Duchamp, G. Prassinos, Max Ernst, Achim d’Arnim, F. Kafka, Lichtenberg, etc..
J’ai eu hier le plaisir de parler longuement de vous avec votre frère à la terrasse d’un café de Montparnasse. (…) [16]”.
Il nome di de Chirico manca però in un successivo elenco di autori da pubblicare nella nuova collana, intitolata “Biens nouveaux”, che Parisot invia a Savinio il 21 gennaio 1939 [17].
1939. Gennaio. Il 1° gennaio, da Le Pecq, un paesino vicino a Versailles dove abita dal 1938, Paul Eluard scrive a Gala, che si trova a New York: “(…). Je vous envoie quelques petites plaquettes qui vous amuseront sûrement. Arp, Chirico, Savinio, Kafka sont remarquables. Bientôt, je t’enverrai des poèmes. (…)“.
Credendo erroneamente che la busta si fosse persa, riscrive il giorno 10: “j’avais donné (…). à Dora Maar pour mettre à la poste une lettre assez grosse contenant cinq ou six plaquettes (Kafka, Chirico, Savinio), etc…). Je commence à en avoir assez des lettres qui se perdent. (…) [18]”.
1939. Aprile – Maggio. Tra aprile e maggio de Chirico, a Parigi, sistema quella che sarebbe dovuta essere la parte iniziale del “Romanzo” e che sarà pubblicata in versione francese come Une Aventure de M. Dudron nel 1945 [vedi maggio 1945]. Il testo inizia infatti con le parole: “Le 17 avril 1939 ….” e si chiude con la data: “Paris, mai 1939“.
1939. Luglio. Da una lettera di de Chirico spedita da Parigi il 24 luglio 1939 all’Accademico di Francia Edmond Jaloux [19], apprendiamo che questi, nel 1938, aveva recensito positivamente la plaquette coi due frammenti edita da Parisot (“Je désirerais beaucoup vous voir pour vous remercier de la critique favorable que vous avez fait l’année dernière d’une petite brochure qu’on avait publiée”). L’artista gli chiede di incontrarlo perché vorrebbe parlargli di un libro che sta terminando (“je voudrais vous parler d’un livre que je suis en train de terminer. Puis-je vous demander de me fixer un rendez-vous?”). Non conosciamo nessun particolare preciso di questo incontro, salvo che de Chirico aveva forse intenzione, oltre che di parlare del proprio romanzo, di presentare a Jaloux il manoscritto di Savinio “Capitaine Ulysse” [20].
1940. Primavera. A causa dello scoppio della guerra (invasione tedesca della Polonia il primo settembre), verso la metà ottobre del 1939 de Chirico aveva lasciato la Francia ed era rientrato a Milano, dove sarebbe rimasto per più di tre anni. Nel fascicolo datato “primavera 1940”, la rivista “Aria d’Italia” edita a Milano da Daria Guarnati, pubblica il racconto autobiografico in prima persona Una gita a Lecco [21]. Si tratta di un manoscritto in lingua italiana riprodotto in facsimile su sette pagine di grande formato. Il racconto costituirà poi l’episodio iniziale del “romanzo”, con Dudron come protagonista al posto di de Chirico.
1940. Maggio. Il 15 maggio esce il numero cinque della rivista romana “Prospettive”, diretta da Curzio Malaparte. Sotto il titolo Il Signor Dudron (dal romanzo di prossima pubblicazione) [22]è pubblicato un frammento con una serie di riflessioni e di aneddoti che successivamente de Chirico avrebbe redistribuito in vari punti nella parte centrale del libro. Sul contenuto di questo numero, Savinio aveva già informato Parisot l’8 febbraio: “(…). Un ami à moi, directeur d’une revue, «Perspectives», vient de dédier le dernier numéro au surréalisme (…).[23]” In realtà, lo scopo neanche tanto nascosto dell’impresa era quello di contrapporre un surrealismo “sano” di tradizione italiana al “malato” surrealismo nordico e francese.
1941. Dicembre. Il 21 dicembre esce sul “Corriere Padano” di Ferrara, a doppia pagina intera, lo scritto Avventura del signor Dudron con il sottotitolo Capitolo di Giorgio de Chirico [24].
Si tratta in realtà della prima traduzione italiana, fatta dall’autore con minime varianti, del Manoscritto Dusdron. I diversi brani sono contraddistinti da titoli che non sappiamo se siano autografi o redazionali: Sogni e ricordi, Il signor Poponi, Allievi in allegria, Il figlio adottivo scappa, Visione della tradita, Fantasticherie, Il figlio della Sirena e Ricordi di vite passate.
1942. In gennaio, sulla rivista “Stile” di Giò Ponti, compare l’articolo di Giorgio de Chirico Considerazioni sulla pittura moderna [25]. Lo scritto fu poi in parte integrato nell’ultima versione del Monsieur Dudron. Nel 1945, il testo viene ripreso nella raccolta di scritti intitolata Commedia dell’Arte Moderna, ma questa volta attribuito da de Chirico alla penna di Isabella Far [vedi luglio 1945] [26].
1942. Maggio. Il 10 maggio, de Chirico pubblica nel “Corriere Padano” l’articolo Osservazioni sull’arte del “ritratto” [27], testo poi attribuito a Isabella Far e parzialmente integrato nell’ultima versione di Monsieur Dudron. Nel 1945, il saggio viene compreso nella raccolta di scritti Commedia dell’Arte Moderna come opera di Isabella Far [vedi luglio 1945]
1942. Maggio. Il 24 maggio esce su “L’Illustrazione Italiana” l’articolo, a firma Giorgio de Chirico, Le Nature-Morte [28], poi attribuito a Isabella Far e parzialmente integrato nell’ultima versione di Monsieur Dudron. Nel 1945, il saggio viene incluso, sempre come opera di Isabella Far, nella raccolta di scritti Commedia dell’Arte Moderna [vedi luglio 1945].
1942. Agosto. Il 3 agosto, l’editore Parisot scrive a Savinio: “(…). Qu’ êtes-vous devenu depuis cette guerre? Et votre frère que devient-il? Signalez-lui que M. Queneau, directeur littéraire des éditions Gallimard (5 rue Sébastien Bottin) serait tout disposé à publier son roman “Monsieur Dudron” et à rééditer “Hebdomeros”. (…). [29]”
Il 14 agosto Parisot informa nuovamente Savinio: “(…). Je vous signale d’autre part avoir vu hier le directeur littéraire de la Nouvelle Revue Françaises, qui m’a dit qu’un contrat allait être envoyé à votre frère pour l’édition de son roman Monsieur Dudron. (…) [30]”.
Savinio – non essendo a Roma, ma nella sua casa estiva in Versiglia – risponde solo il 27 agosto: “(…). Je transmettrai à mon frère ce que vous me dites à propos de son roman. Il habite actuellement à Milan: Via Gesù 4. (…). [31]”
Il 9 settembre Parisot scrive ancora a Roma: “(…). Je vous signale, d’autre part, que la N.R.F. a adressé à votre frère un contrat, par lequel elle s’engage à publier son roman M. Dudron dans un délai d’un an. (…) [32]”.
Anche in questo caso non conosciamo ulteriori dettagli di questa vicenda.
1942. Settembre. Nel fascicolo di settembre, la rivista “Italien” – Monatsschrift der Deutsch-Italienischen Gesellschaft, edita ad Amburgo, pubblica un frammento col titolo Gedanken des Herrn Dudron [33]. Il pezzo in lingua tedesca è presentato con una breve nota: “Aus einem unveröffentlichten Roman, erschienen in der Zeitschrift “Prospettive”, Rom / Übersetzung Egon Vietta“. Lo stesso pezzo viene ripreso col titolo Gedanken des Herrn Dudron[34] nell’antologia De Chirico. Wir Metaphysiker. Gesammelte Schriften curata da Wieland Schmied nel 1973 [vedi 1973].
Il traduttore del pezzo, lo scrittore e giornalista Egon Vietta, ricorda nel 1953 un colloquio con de Chirico in occasione di una sua visita all’artista che viveva “vor Jahren in seiner Florentiner Wohnung” circondato dai suoi nuovi quadri di gusto barocco, quindi tra novembre 1942 e settembre 1943. Racconta Vietta: “Wir sprachen über die Veröffentlichung eines Prosastücks, in dem der Besuch bei einem Freunde und ein groteskes Spaghetti-Essen geschildert wird. Darin triumphierte der bizarre Humor des Surrealisten de Chirico weit kecker als in seinen damaligen Bildern [35]”.
1943. Marzo. Il 21 marzo esce su “L’Illustrazione Italiana” l’articolo, a firma Giorgio de Chirico, La forma nell’arte e nella natura [36], poi attribuito a Isabella Far e parzialmente integrato nell’ultima versione di Monsieur Dudron. Nel 1945, il saggio viene incluso, sempre come opera di Isabella Far, nella raccolta di scritti Commedia dell’Arte Moderna [vedi luglio 1945].
1943. Maggio. Il 31 maggio – così come indicato alla fine del libretto – viene stampato a Parigi Une Aventure de M. Dudron [37]. Fa parte della collana “L’Age d’Or”, curata dal solito Henri Parisot.
Nel colophon si legge: “Ce Cahier, le second de la collection “L’Age d’Or”, a été tiré a cinq cent vingt-cinq exemplaires dont vingt-cinq sur Vergé d’Arches numérotés de I à XXV et cinq cents sur Vélin satiné numérotés de 1 à 500. Il a été tiré en outre vingt-cinq exemplaires Hors-Commerce marqués H. C.“.
Sembra che sia stato Parisot a mettersi in contatto con de Chirico subito dopo la guerra con una lettera indirizzata a Savinio, purtroppo perduta. È rimasta solo la risposta di Savinio: “(…). Mon frère est à Rome. (…). [38]” Parisot inviò poi a Savinio alcune copie in omaggio, per le quali Savinio ringrazia con una lettera del 21 novembre “(…). J’ai reçu les exemplaires de l’Introduction à la vie de Mercure et de l’Aventure de M. Dudron. Je suis très content et vous remercie beaucoup) [39]”.
1945. Luglio. Al 3 luglio data il “finito di stampare” per le Nuove Edizioni Italiane (Collana Traguardi) del volume Commedia dell’Arte Moderna – di Giorgio de Chirico e di Isabella Far. Si tratta di una raccolta di scritti divisa in due parti: la prima, Scritti di Giorgio de Chirico (1918-1943), raggruppa una scelta di saggi dell’artista degli ultimi 25 anni, alcuni dei quali inediti; la seconda, Scritti di Isabella Far (1941-1945), presenta, con una breve prefazione del marito – datata maggio 1945 – che ne attribuisce la paternità alla moglie, una serie di articoli pubblicati col nome di de Chirico tra il 1941 e il 1944, più alcuni inediti. Che l’autore di tutti gli scritti sia lo stesso de Chirico è ormai assodato ed esula dallo scopo di questa cronologia indagare il perché di questa curiosa attribuzione / sdoppiamento.
Quattro di questi saggi sono in vario modo, sia integralmente, sia parzialmente, sia smembrati in più parti, inseriti nella redazione finale di Dudron come sermoni teorico filosofici della musa ispiratrice Isabella Far. Si tratta di Considerazioni sulla pittura moderna, Osservazioni sull’arte del “ritratto”, Le Nature-Morte e La forma nell’arte e nella natura. È molto probabile che l’inserzione di questi testi risalga al 1953-1954, quando de Chirico, stando a quanto si desume dai collages e inserimenti effettuati nella sua Copia personale, introduce nel romanzo anche il nuovo personaggio di Isabella Far.
Commedia dell’Arte Moderna è stato ristampato nel 2002 a cura di Jole de Sanna [40] e nel 2008 è stato inserito integralmente nella cosiddetta “edizione completa” degli scritti curata da Andrea Cortellessa [41].
1950. Autunno (ottobre-novembre). In occasione del Premio Vittorio Alfieri, si apre ad Asti la mostra Antologia di Disegni Italiani dal 1900 al 1950. Nel catalogo sono elencate cinque opere attribuite a de Chirico. Tra queste un disegno a penna intitolato Illustrazione per “Il signor Dudron” [42]. L’opera – non datata, come tutti gli altri disegni – è ancora da identificare.
1954. Gennaio. In gennaio viene stampata a Milano l’antologia Pittori che scrivono, curata da Leonardo Sinisgalli. De Chirico è presente con un lungo frammento intitolato Une aventure de M. Dudron[43]. Il passo è integralmente ripreso dal libretto stampato nel 1945 a Parigi [vedi sopra, maggio 1945], è in lingua francese e corrisponde alle pagine 36-47, quindi alla parte finale.
Fu forse solo nel 1953, ma in ogni caso in vista della pubblicazione del libro di Sinisgalli, che de Chirico rimise mano al “Dudron”. Cominciò infatti a fare qualche aggiunta e qualche correzione direttamente sulle pagine stampate del libretto francese del 1945, anche incollandovi qualche foglietto. Nasce così la cosiddetta Copia Personale [44].
Per mettere in rapporto la genesi di quest’ultima con il libro di Sinisgalli, vi sono due argomenti centrali:
Nelle ultime pagine de Chirico indica con delle linee verticali, sempre al bordo del corpo dello scritto, proprio tutti quei passi che poi furono inseriti integralmente e senza alcun cambiamento nel libro di Sinisgalli.
Nella versione pubblicata nel 1945 si trova questa frase: “Il venait à peine d’entendre ces mots qu’un coup de feu retentit et que Monsieur Dudron se réveilla“.
Nella Copia Personale fu eliminata con un tratto a mano la parola “que”, e la frase divenne: “Il venait à peine d’entendre ces mots qu’un coup de feu retentit et que Monsieur Dudron se réveilla“. Esattamente come nella versione riportata da Sinisgalli nel 1954, dove di conseguenza si legge: “Il venait à peine d’entendre ces mots qu’un coup de feu retentit et Monsieur Dudron se réveilla“.
Nella versione finale, del resto, troviamo un’ulteriore elaborazione fatta da de Chirico in data ancora sconosciuta: “Il venait à peine d’entendre en rêve ces mots qu’un coup de feu retentit et Monsieur Dudron se réveilla“.
Infine, nella Copia Personale, de Chirico ha cancellato la datazione: “Paris, mai 1939” che si trovava alla fine del testo e che quindi non riappare più nella versione riportata da Sinisgalli.
1963. Giugno. Da qualche mese de Chirico ha un nuovo amore, del tutto platonico e infantilmente idealizzato, ma che letteralmente sconvolge la sua vita emotiva e spirituale: Maria Mustari Evangelisti, moglie, allora quarantenne, del deputato andreottiano Franco Evangelisti. A Maria Evangelisti de Chirico invia nell’arco di pochi anni, oltre cinquecento lettere, tra le quali diverse prose inedite e numerosi passi di un “nuovo romanzo” che, a detta del pittore, sarebbe di imminente pubblicazione:Roma 20 Giugno / 1963
Gentile Donna Maria,
Le ho mandato a parte, raccomandato, un brano del mio nuovo romanzo “Le avventure del Signor Dudron”, che Rizzoli dovrebbe pubblicare. –
Sa quanto io abbia fiducia nel Suo giudizio e pertanto La pregherei di leggere questo brano e di dirmi quello che ne pensa quando avrò il piacere di vederLa. –
[…]
Tra i documenti messi a nostra disposizione da Maria Evangelisti, che ringraziamo, si trovano: un dattiloscritto intitolato Le avventure del Signor Dudron, qui indicato come Dattiloscritto Evangelisti [45], e cinque manoscritti che abbiamo denominato in ordine alfabetico: Manoscritto Evangelisti A [46]; Manoscritto Evangelisti B [47]; Manoscritto Evangelisti C [48]; Manoscritto Evangelisti D [49]; Manoscritto Evangelisti E [50].
Un accorato sollecito di de Chirico alla sua interlocutrice ideale e privilegiata si trova sulla prima pagina in alto del dattiloscritto: “prego vivamente / di leggere e / dirmi la Sua / opinione“, e in calce alla seconda e ultima pagina del Manoscritto Evangelisti E nuovamente l’autore si raccomanda: “Cara e divina amica, / vorrei che leggeste attentamente questo brano del mio libro e che mi diceste sinceramente quello che ne pensate. Grazie. – / G. de Chirico“.
1970. Aprile. In aprile Ezio Gribaudo pubblica a Torino il volume riccamente illustrato di fotografie: De Chirico com’è. All’inizio è inserita una pagina di prosa intitolata Il Signor Dudron (dal romanzo in preparazione che porta questo titolo) [51].
Vi sono due episodi. Il primo – la scena nell’osteria, seguito da una poesia – viene ripubblicato nel 1976 nella rivista “Il Tempo” e in quest’occasione intitolato I vecchi dei [vedi marzo 1976]. Il secondo passo potrebbe intitolarsi La Notte sull’Acropoli perché contiene una variante di quell’episodio.
1973. Giugno. All’inizio dell’estate Umberto Allemandi, direttore di Bolaffi Arte, fa una lunga intervista a de Chirico, nella quale domanda tra l’altro: “Sta scrivendo qualche cosa?“. La risposta fa chiaramente riferimento al Monsieur Dudron mai finito: “Sto lavorando ad un romanzo che ho iniziato parecchi anni fa e che sarebbe una specie di dépendance del mio romanzo “Hebdomeros”. Ma ci devo ancora lavorare molto, dovrei dedicarmi[52]”.
1974. Esce a Berlino l’antologia: Wir Metaphysiker. Gesammelte Schriften curata da Wieland Schmied e tradotta da Anton Henze. Con il titolo Gedanken des Herrn Dudron [53] viene ristampato lo stesso pezzo già tradotto in tedesco e pubblicato nel 1942 nella rivista “Italien” ad Amburgo [vedi settembre 1942].
Nell’epilogo a questa edizione, Wieland Schmied descrive le molte facce di de Chirico scrittore e nota tra l’altro: “Unveröffentlicht und auch wohl vollendet ist ein umfangreiches Manuskript “Il signor Dudron”, in dem de Chirico die verschlüsselt autobiographische Figur des Hebdomeros in bürgerlicher Gestalt wieder aufzunehmen versucht, den Text aber nicht zu einem kontinuierlichen Gewebe der Assoziationen verknüpft, sondern in einzelne oft aphoristische oder anekdotische Abschnitte gliedert. Ein erster Auszug erschien 1940 in Rom, eine Auswahl in deutscher Übersetzung 1942 in Hamburg (“Gedanken des Herrn Dudron”), ein anderes Kapitel 1945 in Paris (“Une aventure de M. Dudron). De Chirico hat die Arbeit an diesem Manuskript sporadisch fortgesetzt und es gerade in den letzten Jahren wieder aufgenommen [54]”.
1974. Agosto. Il 25 agosto “La Fiera Letteraria” esce con un servizio di Franco Simongini su de Chirico scrittore. Sono pubblicati diversi pezzi inediti, tra cui il facsimile di una pagina manoscritta con la trascrizione accanto, non datato né intitolato e con la solita indicazione: Dal romanzo in preparazione: “Le avventure del Signor Dudron” [55]. È ovviamente una traduzione dalla versione originale francese fatta dallo stesso de Chirico.
Nota Simongini in quest’occasione su de Chirico scrittore: “Il romanzo “Hebdomeros” uscito a Parigi nel 1929, scritto direttamente in francese, è uno dei capolavori della letteratura fantastica del Novecento, un libro autobiografico, ricco di immagini e di idee, a cui fa seguito oggi un romanzo ancora in fase di scrittura “Le avventure del signor Dudron”: come Ebdomero era il De Chirico degli anni venti così il signor Dudron, buon borghese, ossequioso, gentile, fantasioso e metafisico, è il De Chirico di questi ultimi venti anni.”
1976. Marzo. Nella rivista “Il Tempo” del 21 marzo Franco Simongini, nel contesto di una sua intervista con de Chirico, presenta sulla destra della pagina un box nel quale, sotto il titolo Il Narratore, compaiono tre brani del “romanzo inedito Le avventure del signor Dudron in preparazione”. I brani sono intitolati: I vecchi dei, Una sera e A tavola [56].
Mentre il pezzo I vecchi dei – del resto già pubblicato da Gribaudo [vedi aprile 1970] – manca nella versione definitiva del romanzo, gli altri due furono inseriti in versioni differenti. Sembra però che le diversità dipendano solo dal fatto che in ambedue i casi si tratta di due traduzioni in italiano fatte in tempi diversi dalla stessa versione originale francese.
La pubblicazione è accompagnata da una breve intervista di Simongini all’autore. “Lei, Maestro, è anche poeta, e gran parte delle sue poesie sono tuttora inedite; ma nel 1929 ha scritto un libro che rimane tra i migliori della letteratura surrealista Ebdomero, che è un romanzo poetico e fantastico. Adesso sta scrivendo un libro di cui si conosce piuttosto poco, si sa solo il titolo, Le avventure del signor Dudron. Il signor Dudron, al contrario di Ebdomero, è un personaggio quieto, casalingo, borghese, riflessivo, è un personaggio che gira per la città, e altri luoghi, osserva la gente, gli avvenimenti, li giudica, li sopporta e li ironizza. Dalla dimensione poetica di Ebdomero siamo passati alla dimensione prosastica e prosaica del signor Dudron. Insomma, questo signor Dudron è De Chirico, come De Chirico era Ebdomero? E’ lei che osserva, giudica e ironizza su luoghi e persone?
Certo, sempre Giorgio de Chirico, la colpa è sempre sua. Sì, sono tanti capitoletti, senza una trama precisa, sono cose che si svolgono una dopo l’altra, ma sempre senza un nesso logico, e il signor Dudron osserva, critica, si stupisce, c’è insomma un po’ di tutto, un po’ di amaro, un po’ di dolce. Lei, caro Simongini, dice che non parlo, invece, vede, qualcosa dico. E’ contento?”
1976. A New York, Julien Levy pubblica la sua autobiografia. Nel capitolo dedicato a de Chirico, sotto il titolo Monsieur Dudron [57], inserisce una sua traduzione inglese di alcuni passi del Manoscritto Dudron-Levy, datogli direttamente da de Chirico a New York verso la fine del 1936 [vedi ottobre 1936].
1979. Per le cosiddette Edizioni Il Sole Nero di Amsterdam esce il volumetto Un’avventura di Monsieur Dudron – seguito da altri scritti [58]. Esso riporta – in una anonima traduzione italiana – la versione francese stampata a Parigi nel 1945 [vedi maggio 1945]. Alla fine del testo sono riportati alcuni articoli tratti dal volume Commedia dell’Arte Moderna [vedi luglio 1945]. Sia il nome della casa editrice sia quello della città in cui ha sede sono fittizi: si tratta di un’edizione pirata stampata senza autorizzazione da alcuni giovani studenti romani.
1992. L’editore Exact Change di Cambridge pubblica una raccolta di scritti scelti di de Chirico tradotti in inglese. Vengono inseriti, tra l’altro, Monsieur Dudron’s Adventure (1939), traduzione della versione stampata a Parigi nel 1945 [vedi maggio 1945], e Two fragments relating to Monsieur Dudron (1938): That Evening Monsieur Dudron… / It was something like… [59], cioè i Deux Fragments Inédits pubblicati nel 1938 [vedi giugno 1938].
1998-1999. Per le edizioni Le Lettere esce la versione italiana integrale con il titolo Il Signor Dudron [60]. Essa si basa su un lungo dattiloscritto in lingua italiana con qualche correzione a mano [61], traduzione, a sua volta, dell’originale manoscritto in lingua francese [vedi febbraio 2004]. Il libro nasce in stretta collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Nell’archivio della Fondazione è conservata una pagina manoscritta finora inedita, con la sua copia a macchina; il manoscritto reca in basso l’indicazione: Dal romanzo: “Il Signor Dudron” in preparazione, mentre la trascrizione a macchina ha la seguente intestazione: “Scritto inedito di Giorgio de Chirico dal romanzo “il Signor Dudron” in preparazione” [vedi Testi Sinottici, p. 15, variante 2].
2000. La casa editrice Gachnang & Springer pubblica la versione tedesca integrale dal titolo Monsieur Dudron. Autobiographischer Roman [62], tradotta dal francese e dall’italiano da Walo von Fellenberg. Il libro nasce in stretta collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
2002. Ottobre. In ottobre esce il catalogo della mostra Giorgio de Chirico. Dalla Metafisica alla «Metafisica», in corso a Potenza. Nella sezione Scritti inediti [63], sono riportati due brani del romanzo e riprodotte in facsimile due pagine dei relativi manoscritti.
Il primo intitolato Il Signor Dudron (da un romanzo in preparazione che porta questo titolo) e qui indicato come manoscritto Potenza A, presenta due episodi: la scena nell’osteria e la notte sull’Acropoli. Il secondo privo di titolo e qui nominato Potenza B propone l’episodio della “Figlia di Apollo”.
Ambedue i pezzi sono ristampati nel numero 5/6 della rivista “Metafisica” [vedi agosto 2007].
Il primo di questi due cosiddetti Scritti inediti – composto di due passi diversi – era già stato pubblicato da Gribaudo nel 1970 con i due titoli I vecchi dei e La Notte sull’Acropoli [vedi 1970].
2002. Dicembre. Esce in dicembre il primo volume della rivista “Metafisica” – Quaderni della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, dove è pubblicato un manoscritto fino a quel momento inedito: Monsieur Dusdron [64]. La pubblicazione è accompagnata da una breve nota introduttiva non firmata. Inoltre sono riprodotte in facsimile la prima e l’ultima pagina del manoscritto.
2004. Febbraio. Nel mese febbraio esce per le Éditions de la Différence la versione francese integrale con il titolo Monsieur Dudron [65]. Essa si basa su un lungo manoscritto in lingua francese [66]. Il libro nasce in stretta collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
2007. Agosto. In agosto esce il numero 5/6 della rivista “Metafisica” che presenta nuovamente, sotto il titolo Il Signor Dudron (dal romanzo in preparazione che porta questo titolo) [67], i due manoscritti Potenza A e Potenza B già pubblicati nel catalogo della mostra di Potenza [vedi ottobre 2002]. La ristampa è accompagnata da una breve nota introduttiva non firmata che, tra l’altro, afferma che i frammenti sono “presumibilmente degli anni Sessanta” e che ognuno consta di tre pagine [vedi aprile1970].
2008. Per le edizioni Bompiani esce l’edizione completa degli scritti dal 1911 fino al 1945 curata da Andrea Cortellessa [68]. Vi è inserita integralmente la versione italiana de Il Signor Dudron[69] già pubblicato nel 1998 [vedi 1998-1999].
2009. Febbraio. In febbraio, in occasione di un convegno a Roma in onore della defunta Pia Vivarelli, Paolo Baldacci dedica il suo contributo a De Chirico scrittore. Nell’appendice presenta una minuziosa ricostruzione della storia editoriale dei diversi frammenti: Paure, segreti e maschere in de Chirico scrittore 1911-1940 (dai Manoscritti Parigini a Il Signor Dudron) [70].
2010. A Napoli esce il contributo di Roberta Delli Priscoli: Il Signor Dudron di Giorgio de Chirico: Dall’immagine alla parola[71].
2012. Novembre. Nel mese di novembre viene messo on line il Progetto Monsieur Dudron ideato e curato dall’Archivio dell’Arte Metafisica e sviluppato da Gerd Roos e Martin Weidlich in collaborazione con Emiliana Biondi e Nicol Mocchi, col supporto tecnico di Lalla Pellegrino e Max Dolcini.
[1] Stratis Eleftheriadis (Tériade), nato a Mitilene nel 1889, si traferì a Parigi nel 1915, dove visse fino alla morte (1983) diventando uno dei massimi editori d’arte e di libri d’autore del Novecento. Pubblicò la fortunata rivista “Verve” e collaborò con tutti i massimi artisti moderni: da Picasso a Matisse, da Chagall a Maillol, da Léger a Mirò, a Braque e a Bonnard.
[2] Giorgio de Chirico, Une nuit sur l’Acropole, in “Le Voyage en Gréce” – Cahiers Périodiques du Tourisme, Edités par la Société Neptos, Paris, printemps – été 1934, p.5.
[3] Le due lettere sono riportate integralmente in Trois lettres à Paulhan 1935-1936, “Metafisica” – Quaderni della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, Anno III, n. 5/6, 2005-2006, pp. 551-556.
[4] Giorgio de Chirico, Monsieur Dusdron, in “Metafisica”, Roma, Anno I, n. 1/2, dicembre 2002, pp. 234-248 (con due riproduzioni in facsimile e nota introduttiva). La pubblicazione del manoscritto presenta numerosi errori di trascrizione. Molti di questi li abbiamo segnalati e corretti nelle nostra edizione on line delle varianti, ma in alcuni casi, quando potevano essere semplici errori di ortografia francese dell’autore, non disponendo del manoscritto per un controllo, abbiamo preferito lasciarli.
[5] Cfr. Recent paintings by Giorgio de Chirico, prefazione di Albert C. Barnes, catalogo della mostra, (New York, Julien Levy Gallery, 28 ottobre – 17 novembre, 1936).
[6] Julien Levy, Memoir of an Art Gallery, G. P. Putnam’s Sons, New York 1977, p.185.
[7] Secondo Katherine Robinson (“Metafisica” 2008, n. 7/8, p. 324, nota 121) “alcune piccole correzioni” indicherebbero che il manoscritto di Julien Levy sarebbe di poco precedente al Manoscritto Dusdron. Non si capisce per quale motivo, tanto più che la Robinson stessa si contraddice affermando nella stessa nota 121 che l’artista “avrà sicuramente ricopiato pagina per pagina [il Manoscritto Dusdron] (con poche correzioni) per poterlo dare a Levy”!
[8] Il manoscritto è oggi conservato, insieme con la traduzione inglese dattiloscritta effettuata da Julien Levy, tra le carte del gallerista nell’archivio del Philadelphia Museum of Art. Ringraziamo Ara Merjian, New York, per aver messo a disposizione una copia del documento. Non potendo consultare l’originale del Manoscritto Dusdron, abbiamo utilizzato il Dudron-Levy per controllare gli errori di trascrizione che ricorrono molto spesso nell’edizione a stampa del Dusdron realizzata dalla Fondazione de Chirico.
[9] Cfr. Giorgio De Chirico, Monsieur Dudron roman, Éditions De La Différence, Paris, 2004. In particolare, Paolo Picozza, Avant-propos, p. 17 e Jole De Sanna, Postface, p. 166.
[10] La lettera è riportata integralmente in Giuditta Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo. La corrispondenza Parisot – Savinio 1938-1952, Sellerio Editore, Palermo 1999, p.46; per gli autori nominati cfr. ebd., nota 3.
[11] Ivi p.54.
[12] Giorgio de Chirico, Deux Fragments Inédits, Collection “Un Divertissement”, Paris, Henri Parisot 1938.
[13] La seconda parte di questo frammento contiene, in francese, l’episodio dei due Annibali, la cui prima redazione, in italiano, si trova nel Manoscritto Barbizon dell’ottobre 1937.
[14] Nell’aprile 2007, la cartolina è messa in vendita – senza la trascrizione integrale – sul sito Livre-rare-book.com. Si riporta qui di seguito la breve descrizione: “Référence: 622 – En vente chez Librairie Monogramme. – Paris, France.“; “Carte autographe signée (entier postal italien) au critique d’art Henri Parisot. Milan, 16 juillet 1938. 1 p. in-12: Il a bien reçu la brochure et lui confirme qu’il restera à Milan jusqu’au 15 octobre prochain (…)“.
[15] La lettera è riportata integralmente in Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo…, cit. p.60. Su ”XXe siècle”, la rivista diretta da Gualtieri di San Lazzaro, de Chirico aveva pubblicato nel febbraio del 1938 un ricordo del suo soggiorno a americano: J’ai été à New York.
[16] Cfr. Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo… , cit. p. 64.
[17] Ivi, p.70.
[18] Le due lettere sono riportate integralmente in Paul Éluard, Lettres à Gala. 1924-1948, préface di Jean-Claude Carriére, NRF – Gallimard, Parigi 1984, pp. 293-295.
[19] La lettera è conservata presso la Bibliothèque Jacques Doucet di Parigi.
[20] Da una lettera di Parisot a Savinio del 17 marzo 1940, con la quale l’editore gli chiede un nuovo breve testo e lo ragguaglia sulla situazione dei manoscritti da lui ricevuti, apprendiamo che il manoscritto di Capitaine Ulysse era stato da lui consegnato a de Chirico nell’estate precedente perché lo sottomettesse al giudizio di Jaloux: “Quant au «Capitaine Ulysse», je l’ai confié, l’été dernier, à votre frère, qui devait le soumettre à Edmond Jaloux. J’ai toujours chez moi le manuscrit de «La Nuit de mai”. Cfr. Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo… , cit. p.76 e p. 78. Si veda inoltre la corrispondenza a p. 80 e p. 148.
[21] Giorgio de Chirico, Una gita a Lecco, “Aria d’Italia”, Milano, primavera 1940, pp.73-80.
[22] Giorgio de Chirico, II Signor Dudron (dal romanzo di prossima pubblicazione), “Prospettive” n. 5, 15 marzo 1940, pp. 7-11.
[23] La lettera è riportata integralmente in Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo… , cit. p. 150.
[24] Giorgio de Chirico, Avventura del signor Dudron. Capitolo di Giorgio de Chirico, “Corriere Padano”, Ferrara, 21 dicembre 1941, p.3.
[25] Giorgio de Chirico, Considerazioni sulla pittura moderna, in “Stile”, Milano, n.13, gennaio 1942, pp.1-6 ristampato con il titolo Discorso sulla materia pittorica, su “L’Illustrazione Italiana”, Milano, 26 aprile 1942, pp. 403-405 e Considerazioni sulla pittura moderna [sei puntate], sul “Corriere Padano”, Ferrara, 22 gennaio / 28 gennaio / 7 marzo 1942. [26] Per i dettagli di questa operazione di inserimento in Dudron, sotto forma di sermoni didascalici di Isabella Far, di scritti suoi che nel 1945 figureranno, sempre attribuiti alla Far, in Commedia dell’Arte Moderna, si veda Scritti/I.., a cura di Andrea Cortellessa [vedi 2008]. In particolare Note ai testi, pp. 944-945, con l’elenco dei titoli e le corrispondenze di pagina. Jole De Sanna, [vedi 1998-1999], in Dudron Andrèia. La filosofia dell’arte come principale testimonianza dell’uomo de Chirico, p. 132, nota 2, afferma erroneamente che tra gli scritti di de Chirico inseriti in Dudron, come sermoni di Isabella Far, figura anche il Discorso sulla materia pittorica comparso il 5 e 14 aprile 1942 sul “Corriere Padano”, a firma di Giorgio de Chirico, e successivamente compreso in Commedia dell’Arte Moderna (1945) col nome della Far.
[27] Giorgio de Chirico, Osservazioni sull’arte del “ritratto”, “Corriere Padano”, Ferrara, 10 maggio 1942.
[28] Giorgio de Chirico, Le Nature-Morte, “L’Illustrazione Italiana”, Milano, 24 maggio 1942
[29] La lettera è riportata integralmente in Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo… , cit. p.80.
[30] Ivi, p.82.
[31] Ivi, p.154.
[32] Ivi, p.84.
[33] Giorgio de Chirico, Gedanken des Herrn Dudron, “Italien” – Monatsschrift der Deutsch-Italienischen Gesellschaft, Hamburg, n.7, September 1942, pp. 204-206.
[34] Giorgio de Chirico, Gedanken des Herrn Dudron, in De Chirico – Wir Metaphysiker. Gesammelte Schriften, a cura di Wieland Schmied, traduzione di Anton Henze, Prophyläen Verlag, Berlin 1973, pp.141-143.
[35] Egon Vietta, Ein Kuriosum der Kunstgeschichte. De Chirico wendet dich von der Gegenwart ab in “Allgemeine Zeitung” 3 März 1953 (la fotocopia del ritaglio di stampa è conservata nell’archivio di Gerd Roos, Berlino).
[36] Giorgio de Chirico La forma nell’arte e nella natura, in “L’Illustrazione Italiana”, Milano, 21 marzo 1943.
[37] Giorgio de Chirico, Une Aventure de M. Dudron, Éditions de la Revue Fontaine, Paris 1945 (Collection “L’Age d’Or”).
[38] Cfr. Isotti Rosowsky, Un’amicizia senza corpo… , cit. p.164.
[39] Ivi, p.174.
[40] Giorgio de Chirico / Isabella Far, Commedia dell’Arte Moderna, a cura di Jole de Sanna, Abscondita, Milano 2002.
[41] Giorgio de Chirico, Scritti/1. Romanzi e scritti critici e teorici (1911-1945), a cura di Andrea Cortellessa, Bompiani, Milano 2008, pp. 269-571.
[42] Cfr. Premio Vittorio Alfieri. Antologia di Disegni Italiani dal 1900 al 1950, (catalogo dell’esposizione, Asti, 1950). Il disegno in questione misura 134 x 209 mm e in quel momento apparteneva alla collezione di “C. Mantelli, Torino”. All’inizio della pubblicazione si legge un’avvertenza poco chiara: “Il nome e le opere di Giorgio de Chirico figurano nel catalogo ad indicare una scelta avvenuta; non nella mostra, per esplicito impedimento del pittore.”
[43] Giorgio de Chirico, Une aventure de M. Dudron, in Pittori che scrivono. Antologia di Scritti e Disegni, a cura di Leonardo Sinisgalli, Edizioni della Meridiana, Milano 1954, pp. 89-96.
[44] Il libretto con le annotazioni è conservato presso l’archivio della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
[45] Il dattiloscritto è costituito da 26 pagine numerate. Una parte centrale, corrispondente alle pagine 14, 15 e 16 è scritta di pugno dall’artista. Inoltre, si deve sottolineare l’uso, per la prima volta, del plurale nell’intitolazione, non più “Un’avventura del Signor Dudron” ma “Le avventure del signor Dudron”.
[46] Manoscritto autografo intitolato L’alluce divinamente puro e magico – (Da: “Le avventure del Signor Dudron”): Manoscritto Evangelisti A, 1963 c.
[47] Manoscritto autografo intitolato Un sogno del Signor Dudron: Manoscritto Evangelisti B, 1963 c.
[48] Manoscritto autografo intitolato “Il Gladiatore”/Dal romanzo: “Le avventure del Signor Dudron” – di prossima pubblicazione: Manoscritto Evangelisti C,1963 c.
[49] Manoscritto autografo intitolato Dal romanzo: “Il Signor Dudron”: Manoscritto Evangelisti D, 1963 c.
[50] Manoscritto autografo intitolato Dal manoscritto: “Le avventure del signor Dudron” di Giorgio de Chirico: Manoscritto Evangelisti E,1963 c.
[51] Ezio Gribaudo, De Chirico com’è, fotografie di Walter Mori, prefazione di Cesare Vivaldi, con un testo inedito di Giorgio de Chirico, Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo, Torino 1970.
[52] Umberto Allemandi, L’ultimo Individualista, in Bolaffi Arte, Torino, Anno IV, n. 32, estate 1973, pp. 40-47; qui p.43.
[53] Giorgio de Chirico, Gedanken des Herrn Dudron…, cit.
[54] Wieland Schmied, Giorgio de Chirico, der Metaphysiker und der Handwerker. Ein Nachwort, in De Chirico. Wir Metaphysiker…. , cit., pp.187-204, qui p.188.
[55] Franco Simongini, Giorgio de Chirico inedito. Romantico gentile stravagante per necessità, in “La Fiera Letteraria”, 25 agosto 1974.
[56] Giorgio de Chirico, nel riquadro intitolato Il narratore (I vecchi dei, Una sera e A tavola), “Il Tempo”, 21 marzo 1976.
[57] Cfr. Julien Levy, Memoir … cit., pp.186-187.
[58] Giorgio de Chirico, Un’avventura di Monsieur Dudron – seguito da altri scritti, Edizioni del Sole Nero, Amsterdam, s.d. [in realtà Roma 1979 c.].
[59] Giorgio de Chirico, Monsieur Dudron’s Adventure (1939), Two fragments relating to Monsieur Dudron (1938): That Evening Monsieur Dudron… / It was something like…“, in Giorgio de Chirico, Hebdomeros – a novel. (With Monsieur Dudron’s Adventure and other metaphysical writings), introduzione di John Ashbery, traduzioni di John Ashbery, Louise Bourgeois, Robert Goldwater, Damon Krukowski and Mark Polizzotti, Exact Change, Cambridge / Massachusetts, 1992, pp. 139-171.
[60] Giorgio de Chirico, Il Signor Dudron, con testi di Paolo Picozza, Stefano Crespi, Jole de Sanna, Le Lettere, Firenze 1998, (finito di stampare gennaio 1999).
[61] Il dattiloscritto è conservato presso la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma.
[62] Giorgio de Chirico, Monsieur Dudron. Autobiographischer Roman, con contributi di Paolo Picozza, Jole de Sanna, Walo von Fellenberg, Luciano Fabro, Georg Baselitz e Johannes Gachnang, Gachnang & Springer, Bern – Berlin 2000.
[63] [Giorgio de Chirico], Scritti inediti, in Giorgio de Chirico. Dalla Metafisica alla «Metafisica», catalogo della mostra, (Potenza, Pinacoteca Provinciale, 10 ottobre 2002 – 9 gennaio 2003), a cura di Vittorio Sgarbi in collaborazione con Laura Gavioli, Marsilio, Venezia 2002, pp.123-127.
[64] Giorgio de Chirico, Monsieur Dusdron, in “Metafisica”, Roma, Anno I, n. 1/2, dicembre 2002, pp. 237-248 (con due riproduzioni in facsimile e nota introduttiva).
[65] Giorgio de Chirico, Monsieur Dudron roman, introduction de Gérard-Georges Lemaire, avant-propos de Paolo Picozza, postface de Jole de Sanna, Parigi, Éditions De La Différence, Paris 2004.
[66] Il manoscritto è conservato presso la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma.
[67] [Giorgio de Chirico], Il Signor Dudron (dal romanzo in preparazione che porta questo titolo) in “Metafisica”, Quaderni della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, Anno III, n. 5/6, 2005-2006 (pubblicato nell’agosto 2007), pp. 561-563.
[68] Le recensioni di Paolo Baldacci e Gerd Roos al libro di Cortellessa sono scaricabili dalla rubrica “Opinioni” del nostro sito, sotto il titolo Il divieto di critica.
[69] Giorgio de Chirico, Scritti/I… cit, pp. 161-263.
[70] L’articolo di Paolo Baldacci è scaricabile dalla sezione “Opinioni” del sito www.archivioartemetafisica.org. Gli atti del convegno dedicati a Pia Vivarelli sono ancora in corso di pubblicazione.
[71] Roberta Delli Priscoli, Il Signor Dudron di Giorgio de Chirico: Dall’immagine alla parola, in Macramè. Studi sulla letteratura e le arti a cura di Giulio Rosa, Salvatore Donato, Annamaria Sapienza, Liguori Editore, Napoli, Volume II, pp. 603-627.
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