Giorgio de Chirico. Piazza d’Italia (Souvenir d’Italie II) 1913 [luglio-agosto 1933].
Contributi al catalogo di Giorgio de Chirico. Fascicolo II
a cura di Paolo Baldacci e Gerd Roos
Milano, 2013
ISBN-13: 9788889546352
Formato 21 x 28 cm
112 pagine a colori e in b/n
25,00€
ACQUISTA IL LIBROQuesto secondo Fascicolo della collana Contributi al Catalogo di Giorgio de Chirico prende in esame il più famoso caso dechirichiano del dopoguerra: la dichiarazione di falsità di una ‘Piazza d’Italia’ acquistata nel 1946 da Dario Sabatello alla Galleria del Milione e già appartenente alle collezioni Frua, Valdameri e Della Ragione. Il processo che ne seguì tra il 1947 e il 1955 ebbe risonanza mondiale per la notorietà delle persone coinvolte. In prima istanza il Tribunale di Roma sentenziò che de Chirico aveva mentito e che il quadro era autentico, in seconda istanza tutto fu capovolto e la sentenza che dichiarava falso il quadro fu confermata dalla Cassazione nel 1956.
La lettura guiderà alla scoperta della verità storica, molto diversa dalla verità processuale che ha segnato il destino di quest’opera anche in tempi recenti: si scoprirà infatti che, pur portando la data 1913, il dipinto era stato realizzato a Parigi nell’estate del 1933, esposto nella mostra retrospettiva di Zurigo in settembre, e subito dopo venduto da de Chirico al famoso collezionista Alberto Della Ragione. Di conseguenza si dimostra del tutto inconsistente la teoria, formulata dall’artista nelle Memorie del 1945 e principalmente fondata su questo episodio, secondo la quale egli sarebbe stato vittima di un complotto ordito dagli ambienti surrealisti e modernisti per squalificare la sua pittura recente e invadere il mercato con opere false.
Lo studio non contribuisce solo al recupero di un’opera autentica al catalogo dell’artista, ma è soprattutto un invito a riformulare su basi oggettive la storia dei quindici anni tra il 1933 e il 1948, cioè del momento cruciale in cui si formò il groviglio, complicatissimo ma in realtà non inestricabile, che ha costituito fino a oggi il “caso de Chirico”.