Sono state depositate a fine luglio le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano nel processo in cui ero imputato per ricettazione e vendita di quattro dipinti a firma de Chirico. I fatti risalgono, per quanto riguarda una prima opera, agli anni 1995-96, e per quanto riguarda le altre tre, agli anni 2000-2001. In prima istanza ero stato ritenuto colpevole e condannato a un anno e otto mesi con pena condonata. La sentenza di secondo grado è stata di proscioglimento per prescrizione, ma nelle sue motivazioni la Corte, pur rilevando che il primo reato contestatomi, risalente al 1995-96, era già estinto prima della condanna di primo grado, ha voluto esprimere il suo convincimento che la falsità di tutte e quattro le opere fosse stata ampiamente dimostrata dalle perizie delle due Consulenti Tecniche d’Ufficio, Giovanna Dalla Chiesa e Ester Coen, e che quindi io fossi colpevole. La mia lettera ai soci e ai membri del comitato scientifico, qui riportata, dà un quadro generale della vicenda. Ma, poiché l’unica possibilità che avevo di far riconoscere la mia innocenza e la mia correttezza era di ottenere dal Tribunale che fossero effettuate nuove perizie nominando un nuovo collegio peritale realmente indipendente e non condizionabile, e tale possibilità mi è stata negata dai giudici, ho deciso di rendere pubblici, in questa sede, alcuni documenti relativi alla fase istruttoria e alcuni atti del processo, tra i quali le denunce di falsità a firma Jole De Sanna e Paolo Picozza e le perizie ufficiali di Dalla Chiesa e Coen. Entro fine novembre i lettori potranno farsi un quadro realistico della situazione, delle mie vere responsabilità ed eventuali errori, ma anche della persecuzione di cui sono oggetto da oltre quindici anni da parte della Fondazione de Chirico.
Paolo Baldacci