Maurizio Calvesi ritratta dopo dieci anni le sue posizioni
Alla fine del 2009 è uscito a Roma il libro di Claudio Crescentini, Giorgio de Chirico – L’enigma velato, erreciemme edizioni (pp. 255), con un saggio introduttivo di Maurizio Calvesi. Il volume, concepito solo per portare acqua a quel che resta delle note tesi calvesiane, si segnala soprattutto per questo saggio introduttivo, nel quale – senza fare una piega – Calvesi abbandona di punto in bianco oltre tredici anni di cocciute polemiche sull’identificazione dei quadri del 1909 nominati da de Chirico nella lettera del 26 gennaio 1910 all’amico Fritz Gartz. I quadri, scrive finalmente Calvesi, sono proprio quelli che avevano indicato Roos e Baldacci, cioè i primi due “enigmi” metafisici, ma – si giustifica – io “ero costretto a identificarli con opere perdute” perché “continuavo a credere che la missiva fosse del gennaio 1910”. Con ciò egli si accoda alla presunta “dimostrazione” fatta da Paolo Picozza nell’ultimo volume della rivista “Metafisica”, secondo la quale la lettera, datata 26 gennaio 1910, non sarebbe stata scritta in gennaio ma in dicembre (del 1910), dal momento che la parola “gennaio” sarebbe scritta in latino e avrebbe una funzione augurale per il nuovo anno, significando perciò “dicembre” ! Singolare interpretazione con la quale si ottiene di spostare di un anno intero tutti i fatti perfettamente accertati della fine del 1909. Si veda la discussione e la corretta ricostruzione dei fatti nel saggio di Gerd Roos sul catalogo della mostra di Palazzo Strozzi.